Elsinore

"La grandezza di Shakespeare consiste nel fatto di offrirsi di epoca in epoca a visioni sempre nuove, a riletture e quindi a riscritture nelle quali può perfino apparentemente sparire, restando il grande varco che senza la sua opera non avremmo mai attraversato. 

Ho deciso di affrontare l'Amleto quando mi è apparsa l'evidenza del suo carattere metafisico. Non vi è spazio per interpretazioni psichiatriche. Negli eventi che sconvolgono Elsinore vi è l'irruzione di una forza esterna, superiore alla nostra capacità di percezione e alla nostra facoltà cognitiva. 

Ho visto quindi l'opera non dal punto di vista del protagonista, ma da quella del padre, da quella dimensione che noi definiamo genericamente "aldilà".

Il tempo trascorso dalla morte di Amleto padre è quello che, nell'antico libro Sapienza le Bardo Tödröl Chenmo, è concesso al defunto per trovare il suo sentiero verso la liberazione.

Lo spettro del padre, specchio di Amleto, ritorna per guidare gli eventi verso un'apparente distruzione, di fatto una necessaria purificazione per l'apertura di un nuovo eone.

Nella sua nuova dimensione si è riconnesso alla radice del mito originario, all'Amlothi da cui gli eventi derivano. Amlothi il padre e Amleto diventano quindi un corrispettivo di Krishna e Arjuna sul campo di battaglia di Kurukshetra. Ma la battaglia, prima dell'esito finale, è tutta interiore e si consuma attraverso la graduale manifestazione dei demoni dei singoli personaggi, evocati e liberati dall'intelligenza chirurgica di Amleto."

Paolo Antonio Simioni